Gugelhupf di farina farro, uvetta e mandorle

28 luglio 2016

1000ciambella-uvetta'Possiedo un libro un po’ vecchiotto dedicato a “Dolci Austraci e tedeschi” di un signor W. Moser che non sono ancora andata a vedere chi è.
In questi ultimi 15 anni, l’ho sfogliato ogni tanto.
E’ molto carino e all’inizio di ogni capitolo riporta un paragrafo tratto da “Hansel e Gretel”.
Io però di questi dolci austriaci e tedeschi ne ho fatti davvero pochi.

Mi ricordavo comunque di un trafiletto dedicato al farro e di una ricetta con questa farina.
La ricetta fa riferimento a P. Artusi, o meglio a “L’arte di mangiar bene” dato alle stampe nel 1891.
La ricetta di Artusi è reinterpretata, ma è riportato anche il procedimento originale.
Insomma, ho preso un po’ a destra e un po’ a manca e ho realizzato questo dolce che, mentre lo toglievo da uno stampo in silicone che aveva funzionato in modo perfetto, mi è caduto e dopo un volo di circa 20 cm si rotto un quattro pezzi più le briciole.
Ma era comunque piuttosto buono!

Ingredienti:

  • 500 g di farina di farro
  • 200 g di uvetta passa
  • 150 g di zucchero di canna
  • 150 g di mandorle spellate
  • 120 g di burro
  • 4 uova
  • 1/8 di latte
  • una bustina di lievito di birra
  • la buccia grattugiata di un limone
  • estratto di vaniglia
  • rum per ammollare l’uvetta

Mettete il lievito in una tazza con 50 ml di acqua tiepida e un cucchiaino di zucchero.
Mescolate bene e lascite riposare per 10 minuti, affinchè il lievito si attivi producendo abbondante schiuma!

Mettete l’uvetta in ammollo nel rum. Io ho usato il rum Fantasia, che non so nemmeno se esite ancora. Vent’anni fa nessuno avrebbe sprecato del rum cubano per una torta!

Nel secchiello dell’impastatrice mettete la farina con lo zucchero e le uova e cominciate a impastare.
Aggiungete il burro fuso quindi il lievito e poco latte.
Continuate a impastare a bassa velocità finchè l’impasto non si sarà incordato.
Trasferitelo nel forno spento con la luce accesa coperto con un tovagliolo umido.
Lasciatelo lievitare per circa un’ora. Artusi dice 20 minuti, ma dopo un tempo così breve il mio impasto non si era nemmeno mosso.

Riprendete la vostra pasta e aggiungete l’uvetta ben scolata, le mandorle tritate, la buccia di limone e alcune gocce di essenza di vaniglia.
Mescolate bene e trasferite in uno stampo alto col tubo centrale.
Lasciate lievitare ancora un’oretta, sempre protetto dal tovagliolo umido.
Infornate a 200° C per un’ora.
Nel mio forno è suficiente a 180° C, altrimenti l’esterno scurisce troppo.

70 pensieri su “Gugelhupf di farina farro, uvetta e mandorle

      1. Fior di Sambuco

        Ricordo che anch’io avevo fatto il “kuguluf” (lo chiamavo così da bambina e anche da grande 🙂 ) con uno stampo in silicone e mi ero lamentata perchè aveva delle piccolissime bolle d’aria (il kuguluf). Prima o poi o posterò, magari più in là, è con il vin brulè ❤ Buona notte.

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  1. ricettedacoinquiline

    Che peccato che sia caduta! A me capitò con un’infornata di muffin, perché toccai per sbaglio la teglia bollente e feci volare tutto XD buona che dev’essere, io di austriaco e tedesco so solo la torta di mele e la sacher! (ah e i vanillekipferl)

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  2. Caramello Salato

    Che peccato quando lavori tanto e poi proprio alla fine capitano queste cose … comunque le fette sono perfette, e dall’aspetto direi anche piuttosto buone … me ne mangerei volentieri una fetta per colazione, dovrebbe essere assimilabile al nostro panettone il Gugelhupf, vero?

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      1. Grembiule da cucina Autore articolo

        Le signorine erano una coppia di amiche che, per varie vicende hanno vissuto quasi sempre insieme. Erano molto affezionate a tutti i bambini del vicinato e facevano loro tanti regali. Andavano a svernare a Ceriale e da là portavano dei dolci tra cui questo “pane del pescatore”.
        Qualche anno fa’ è morta la più anziana e l’amica rimasta sola comincia ad avere dei problemi. Ha quasi 90 anni!
        Questo nomignolo che le accomunava in realtà veniva da un’altra coppia di Domodossola che………😀

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      2. Fior di Sambuco

        Gisella mi emoziona, così si chiamava la Signora che mi ha fatto da mamma e che, mancando, ha lasciato un vuoto incolmabile: finchè era viva non mi sono mai sentita sola, sapevo che, ovunque fossi, ritornando da lei avrei avuto la mia casa…

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