21 ottobre 2016
Nella cucina reggiana c’è una preparazione a base di polenta condita con cotiche e fagioli e poi fritta.
In montagna si chiama “cazzagai” e mia mamma invece la definiva “manèin”.
Nel carpigiano si usa un altro nome che suona circa “paparucci”.
Un tempo rappresentavano un piatto completo, oggi vengono serviti come sfizioso antipasto in pranzi nostalgici.
Questi non li ho preparati io, mi sono trovata un bel piatto di polenta condita già pronta per essere fritta.
Non posso dare la ricetta, ma gustando il risultato abbiamo stabilito che la polenta era condita con fagioli e salsiccia.
La cuoca è carpigiana, quindi sono “paparucci”.
In inverno voglio provarci anche io. I miei saranno “manèin”, come faceva mia mamma!
Insomma, non si fa! Ed ora noi rimaniamo con l’acquolina? Bene, attendo i “manèin” di mamma.
P.S.: questo scambio di modi di dire mi piace da matti ❤
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Anche a me piace! Io parlo in dialetto solo con gli anziani, non penso e non sogno mai in dialetto. Però cerco di recuperarlo in qualche modo. Sarà un altro segno dell’età.
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❤
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Sono molto curiosa!
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E’ un piatto povero ma rievocativo.
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Infatti avevo intuito da tutti quei nomi 🙂
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Un estratto del vocabolario 🙂
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Di parecchie parti 😀
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Vuoi conoscere le lingue solo tu? 😀
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Ovvio che no! Io, anzi, fingo di saperle u.u meglio saperle per davvero!
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Ti metteremo alla prova con un cinese del ristorante giapponese!
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Sarebbe divertente! “indovina chi sono”
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Questa per me è una novità! Mai sentito parlare, e nemmeno assaggiato…
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E’ uno di quei piatti da “mangiapolenta” del nord! 😀
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si, però non è giusto……proprio oggi che mangerei il buio!!!!!!!!
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Buooono! 😀
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bo!!!! quando mi piglia mica assaporo!!!! ma codesta ricetta me la gusterei proprio!!
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Ti assicuro che è buona!
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comunque si accettano suggerimenti!!!!!
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Ottimo!
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Aspetto che tu la provi e ci fai conoscere la ricetta!!
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Appena inizio a far polenta 🙂
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Che look appetitoso. Insomma noi del web mangiamo sempre 😦
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Mica tutti!
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Io penso che anche chi è a dieta si sofferma in queste delizie che ogni giorno propiniamo ai nostri follower. Ciao e buon fine settimana .-)
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Qualcuno c’è. Anche troppo a dieta.
Ciao, vado a fare una torta!
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Uffi, ma sei lontana da Monza? Ti vengo a trovare per una fetta 😉
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E’ un esperimento con le castagne!
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Nel Veneto mescolavano i fagioli borlotti cotti insieme alla polenta fresca, poi la lasciavano raffreddare e la tagliavano a fette facendola abbrustolire sopra la griglia del camino, sulle brace. Polenta fasoà.
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In Emilia dobbiamo sempre esagerare. Oltre ai fagioli anche le cotiche oppure la salsiccia!
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Credo proprio che sia con le cotiche che con la salsiccia, sia ancora più buona.
Quando ero bambina mi piaceva molto la cotica infilata su un forchettone e abbrustolita al calore delle brace, come pure la crosta di grana padano o di parmigiano abbrustolita allo stesso modo, erano saporiti e croccanti, una vera leccornia.
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Io ricordo le croste di parmigiano sui cerchi della stufa. E anche i ritagli di sfoglia (fuieda) che diventavano strìa!
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Da noi, i ritagli di sfoglia sulla piastra della stufa, cosparse poi di zucchero, le chiamavamo “ofèle”. Ma le vere “ofèle” mantovane erano fatte da un dischetto di pasta frolla, piegato a mezzaluna, farcito di pasta plumcake che conteneva fra gli ingredienti anche il vincotto, cotte al forno, cosparse di zucchero a velo, sostituivano le brioches moderne. Si trovavano solo nelle pasticcerie più signorili, perciò, a noi bambini contadini la nonna ci dava i ritagli di pasta quando faceva la sfoglia.
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A me, bambina contadina, la sfoglia senza zucchero. Però era buonissima ugualmente.
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Col fatto che ero orfana la bisnonna mi coccolava, mi comperava anche le “mentine” alla privativa e i “disoccupati”.
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Le mentine, che per noi erano i mentini le aveva sempre anche mia nonna. Ma i disoccupati non riesco a figurarmeli.
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I disoccupati erano delle figurine fatte di liquirizia gommosa, ma duretta. Piccoli omini, cagnolini, ranocchiette, pesciolini, ricordo delle locomotive o altri oggettini, delle piccole maschere esotiche, lunghi come la falange del mignolo di un bambino. Costavano una lira l’uno. Perché si chiamassero disoccupati non te lo so dire.
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Si si, ora mi ricordo, in particolare il cagnolino che sembrava un barboncino.
Però non mi ricordo più con che nome li chiamassimo.
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Il barboncino me lo ricordo anch’io.
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😀
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noi facciamo la polenta pasticciata…ma io preferisco polenta bramata da sola e sugo sopra 🙂 Buonanotte mia cara Simona
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Qui da noi si usa soprattutto la farina fioretto e la polenta molle per accompagnare piatti sugosi. Questa è una variante occasionale.
Ciao, buona giornata!
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io uso sempre la bramata a grana grossa, mi piace sentirne la consistenza 🙂
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E’ anche questione di abitudini.
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Nonostante le tracce emiliane, è un piatto che non conosco. Anzi, nella “mia” zona la polenta non si usa proprio. Quindi sono ancora più curiosa. Quanto alle lingue, se volete vi do un saggio del mio genovese, anzi, ho appena conosciuto un tipo con il quale mi scrivo in dialetto (sul blog di una terza persona, poveretta)
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Saggiamo volentieri! E’ difficile scrivere in dialetto, soprattutto per una come me che non trova i simboli “occulti” sulla tastiera.
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Anche per me è un problema, per scrivere in genovese ci vorrebbe la tastiera tedesca. Mi arrangio. Mia mamma aveva un dizionario italiano-genovese
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Bello! Io ho quello italiano-reggiano.
Anzi ne ho due; uno antico e uno dell’ultimo secolo!
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Il genovese antico è quasi incomprensibile. C’è un canale tv in Liguria dove parlano solo in dialetto, e una trasmissione apposta dove un esperto spiega questi termini ormai in disuso
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Cose in grande!
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Anche mia mamma faceva la polenta condita, ma non proprio così, faceva i cubetti con la polenta avanzata e li passava in padella con il ragù. La chiamava polenta in tecia, che non è proprio friulano … 🙂 forse la fanno così in Veneto
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Chissà! Voglio chiedere alla mia amica che ha origini trentine e venete.
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Aspettiamo la tua ricetta.
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Non ho ancora visto la farina nuova.
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Che prelibatezza, lasciatevelo dire da chi ha avuto la fortuna di mangiarli.
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Grazie! Da parte della mia consuocera.
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Sembra ottima!
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Lo è!
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porca miseria da quanto non vedevo i paparucci!!!mia madre non li fa mai!era roba di mia nonna e mio nonno!io non li faccio perche’ sono l’unica cam pies menga la puleinta!!!
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Anche io non me vado matta. Mia mamma invece la faceva una volta alla settimana.
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